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A FROSINONE UN MURALES PER RICORDARE L’AFFONDAMENTO DEL “ROMA”

Fernando Riccardi

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A 75 anni dall’affondamento della nave di battaglia “Roma” viene proposto un Murales per ricordare le vittime. L’opera pittorica è del maestro Alberto Spaziani e l’iniziativa è a cura del “Centro Inter Arte Pubblica e Popolare” presieduto da Lino Palmesi

L’8 settembre del 1943, il generale Pietro Badoglio, proclamato capo del governo dopo l’esautorazione di Benito Mussolini e il crollo del regime fascista, con un laconico e sibillino messaggio letto alla Eiar alle ore 19.42, annunciava alla popolazione italiana l’entrata in vigore dell’armistizio con gli Anglo-americani, già precedentemente firmato in quel di Cassibile (3 settembre).

“Conseguentemente – così si diceva nel proclama – ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”.

Un pugno di parole, neanche troppo chiare, per spiegare che l’Italia usciva dalla guerra, abbandonando al suo destino il vecchio alleato tedesco che rimaneva solo a combattere gli Alleati. Una decisione sicuramente giusta ma sbagliata nei tempi e nei modi e che fu causa di tante tragedie per molti militari del Regio Esercito, specialmente per quelli che si trovavano dislocati all’estero, che rimasero disorientati, confusi e, soprattutto, senza precise direttive da parte dello Stato Maggiore, più preoccupato a mettersi in salvo sotto il manto protettore degli anglo-americani che ad interessarsi della sorte dei tanti soldati lasciati completamente in balìa degli eventi.

La nave corazzata Roma fu colpita da aerei della Luftwaffe e colò a picco

Quell’8 settembre la nave di battaglia “Roma” si trovava ormeggiata nel porto di La Spezia, pronta a partire per contrastare le navi alleate che proteggevano dal mare lo sbarco di Salerno. La notizia dell’armistizio, però, bloccò il tutto. All’ammiraglio Carlo Bergamini, comandante delle forze navali della Regia Marina, fu ordinato di trasferire la flotta a Malta. Poi si raggiunse un compromesso con gli alleati e la nuova destinazione fu l’isola della Maddalena, in Sardegna.

La corazzata “Roma”, con l’insegna di nave ammiraglia, salpò da La Spezia assieme alla flotta forte di 23 unità, alle prime ore del mattino del 9 settembre, senza alcuna scorta aerea. Nei pressi delle Bocche di Bonifacio, nei pressi della Corsica, l’ammiraglio Bergamini fu avvertito che i tedeschi avevano occupato la base della Maddalena e che quindi era il caso di cambiare rotta e di dirigersi verso Bona, in Algeria. Intorno alle 15.30 una nutrita formazione di aerei della Luftwaffe si avventò sulla flotta italiana e iniziò a sganciare bombe. Alcuni proiettili centrarono in pieno la corazzata “Roma”, che colpita al cuore, si spezzò in due tronconi e in poco tempo colò a picco.

Nell’affondamento della corazzata Roma morirono 1352 marinai, tra cui militari della provincia di Frosinone

In quel tragico pomeriggio morirono l’ammiraglio Bergamini con tutto il suo Stato Maggiore, il comandante della nave Adone Del Cima e buona parte dell’equipaggio. Erano le ore 16.11 del 9 settembre 1943.

Furono ben 1.352 i marinai del “Roma” che persero la vita. I naufraghi, che vennero recuperati dalle unità navali inviate in loro soccorso, furono invece 622. Una tragedia di proporzioni inaudite, tra le più gravi dell’intero conflitto bellico. Tra le vittime dell’affondamento del “Roma” c’erano anche alcuni marinai che provenivano dalla provincia di Frosinone.

Nel lunghissimo elenco dei caduti compare anche il giovanissimo (aveva soltanto 21 anni), sottocapo e cannoniere Fernando Ciotti di Frosinone, nato il 28 gennaio del 1922 ed il cui corpo non è mai stato recuperato. Anche il capo macchinista Giuseppe Lattanzi di Trivigliano morì a bordo del “Roma” appena rentrato da una licenza. La tragedia del “Roma”, dunque, ha toccato anche la nostra provincia ed il suo capoluogo.

Il Maestro Alberto Spaziani sta realizzando un’opera pittorica da riprodurre in un murales

Per questo l’iniziativa del maestro Alberto Spaziani, supportata dal “Centro Inter Arte Pubblica e Popolare”, sodalizio presieduto da Lino Palmesi, di realizzare un’opera pittorica da riprodurre poi in un murales, che ricostruisce la tragedia del “Roma”, è da accogliere con grande soddisfazione e compiacimento. Il sito dove dovrebbe essere posizionato il murales è già stato individuato negli immediati paraggi di Piazza Valchera, a Frosinone. Ad ogni modo, come fanno sapere il maestro Spaziani e il presidente Palmesi, chiunque avesse una proposta di ubicazione più adeguata può contattare l’associazione “Centro Inter Arte Pubblica e Popolare” scrivendo al seguente indirizzo e-mail: linopalmesi@libero.it.

Il relitto della nave di battaglia Roma si trova nel Golfo dell’Asinara

Per tanti anni si è tentato, in verità con scarsa fortuna, di individuare nei fondali del Mar Mediterraneo e poi, eventualmente, recuperare, il relitto della corazzata “Roma”. Dopo aver girato per molto tempo a vuoto (si credeva, infatti, che il punto preciso fosse nel mare al largo di Castelsardo, nel sassarese), finalmente, nel giugno del 2012, un team di ricercatori capeggiati dall’ing. Giudo Gay, servendosi di un sofisticato e modernissimo robot subacqueo, ha individuato i resti della nave nel Golfo dell’Asinara a 1.000 metri di profondità e a 16 miglia dalla costa. Dopo qualche perplessità, dovuta soprattutto alla diversità del luogo in cui si riteneva che fosse colata a picco la nave, uno studio accurato compiuto su alcuni cannoni di artiglieria contraerea, ha confermato che si trattava proprio del “Roma”.

Per quanto se ne sa, al momento, non è previsto alcun recupero della corazzata, anche perché i costi della non facile operazione sono esorbitanti e difficilmente sostenibili. E poi c’è da chiedersi: sarebbe giusto, dopo così tanto tempo, togliere dal mare, che è diventata la loro tomba naturale, l’ammiraglio Carlo Bergamini e i suoi valorosi marinai?

Giuseppe Lattanzi di Trivigliano (Fr), capo macchinista della nave di battaglia “Roma” morto nell’affondamento della corazzata il 9 settembre 1943

Giornalista e scrittore è stato direttore responsabile de “Il Corriere del Sud Lazio”, il settimanale delle province di Frosinone e Latina. Attualmente dirige “L'Alfiere”, pubblicazione napoletana tradizionalista che nel 2010 ha festeggiato il 50° anno di vita. E' inoltre direttore responsabile della rivista meridionalista “Il Tornese”. Cura, altresì, le pagine culturali de “L'Inchiesta”, quotidiano della Terra di Lavoro e della Ciociaria, di cui è capo redattore. Ha fatto parte del comitato di redazione di “Storia del 900” e collabora con “Storia in Rete”, il mensile di approfondimenti storici edito da Mondadori. E' inoltre vice presidente dell'Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie. Nel 2003 e nel 2005 è stato insignito del Premio Giornalistico Internazionale “Inars Ciociaria” , nella sezione “giornalisti-scrittori”, e nel 2013 del Premio Nazionale “Arte e Comunicazione”. E' autore di numerose pubblicazioni di carattere storico e, in particolar modo, di studi e saggi sul brigantaggio nell'Italia meridionale. Da ricordare “Il brigante Papone” (1995), “Piccole storie di briganti” (2003), “Costanzo Pompei da Pico, arciprete-brigante e carbonaro” (2013), “Brigantaggio postunitario. Una storia tutta da scrivere” (2011 e 2016) e “Klitsche de la Grange. Un colonnello prussiano contro la rivoluzione italiana” (D'Amico Editore 2017). Su tale fenomeno, e sul periodo risorgimentale in genere, tiene conferenze, convegni e seminari di studi in tutta Italia.

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