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Convegni e Conferenze

85° ANNIVERSARIO DELL’ISTITUZIONE DELLA PROVINCIA DI FROSINONE, L’INTERVENTO DELLO STORICO EUGENIO MARIA BERANGER

Eugenio Maria Beranger

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Illustri Autorità, gentili signore e cari amici oggi intervenuti in questo incontro importante e ricco di tanti significati, sarò brevissimo attenendomi, scrupolosamente, alle consegne assegnatemi: non sforare i 15 minuti, lo spazio temporale ideale per presentare alcune problematiche senza però tediare l’uditorio.

Il recente interesse per la storia dell’istituzione della Provincia di Frosinone ha visto Costantino Jadecola, protagonista principe, con il suo Nascita di una provincia, [Roccasecca 2003] insieme al sottoscritto che si era a lungo soffermato sul tema con l’intervento dal titolo “La soppressione della gloriosa Provincia di Terra di Lavoro dallo spoglio di giornali e periodici campani e laziali dell’epoca” presentato al Convegno Nazionale di Studi “L’Italia ritagliata. L’identità storico-culturale delle regioni: Il caso del Lazio meridionale e orientale” tenutosi a Roma il 3-4 ottobre 1997 presso Villa Celimontana, giunto alle seconde bozze corrette ma mai pubblicato per i consueti problemi finanziari.

Più recentemente dobbiamo segnalare alcuni lavori che gettano nuova luce sui protagonisti del Fascismo in Provincia di Frosinone negli anni 1923-1930: mi riferisco a due interessanti studi di Tommaso Baris editi rispettivamente nel 2007 (Il Fascismo in provincia. Politica e società a Frosinone (1919-1940) ed “Il Lazio contemporaneo tra fascismo e guerra. Le trasformazioni del ceto politico locale negli anni del regime” ed ai due saggi di Antonio Chiarlitti, “La costituzione, i primi anni di attività e l’epilogo del Direttorio Fascista di Frosinone. Una nota informativa” (utile per ricostruire la grave crisi che interessò il PNF in Provincia alla fine degli anni ’20 e che portò alla definitiva uscita dalla scena della vita politica provinciale e nazionale di Nicolò Maraini) e di Gabriele Rigano, “Editoria e Fascismo. Il caso dell’editrice Pinciana, tra affarismo e ideologia”, dalla cui lettura apprendiamo molti fatti utili per comprendere il crollo dell’astro del Maraini sul quale sarei dovuto tornare alla fine del mio intervento.

Non mi sembra invece che ci si sia, adeguatamente, soffermati sui personaggi dell’Amministrazione statale così determinanti nei primi passi della neonata istituzione. Tratteggerò, così, le figure del primo prefetto avuto dalla Provincia: Ubaldo Bellini, del vice prefetto Alberto Fico, del presidente della Commissione Reale per l’Amministrazione straordinaria della Provincia di Frosinone Vittorio Ravot e del segretario generale della Provincia comm. Achille De Martino.

Il Bellini è noto per aver ricoperto l’incarico di delegato civile per il terremoto del 1915 a Isola del Liri ove si distinse per l’efficacia della sua azione e per la fermezza dimostrata nel fronteggiare i variî tumulti scoppiati in città tra i sostenitori degli on. Vincenzo Simoncelli e Vittorio Lollini a proposito della distribuzione di viveri e coperte e dell’assegnazione dei primi ricoveri temporanei per i senza tetto. Sindaco della città lirina era all’epoca Ettore Valente ed i tumulti si rivelarono particolarmente gravi in occasione di una delle visite compiute dal re Vittorio Emanuele III a Sora ed Isola del Liri effettuate nei mesi di gennaio-febbraio. Altri tumulti si verificarono in concomitanza con il tentato arresto dell’avv. Bernardo Nardone che protestava con il sottoprefetto di Sora Vallera per l’esigua quantità di pane distribuita (2 quintali di pagnotte di pane di certo insufficiente di fronte ai 10-12.000 superstiti).

Ubaldo Bellini, nominato prefetto di Frosinone il 16 dicembre 1926, rimase in carica fino all’1 luglio 1928, per essere poi trasferito a Campobasso (1928-1931), a Matera (1932-1934) ed a Cosenza (1934-1936). Sappiamo che aderì alla RSI. Il neo-prefetto, presenziando il 15 gennaio 1927 all’insediamento del Direttorio Federale del PNF, significativamente affermò che questa (e cito) “nuova provincia dovrà servire a mantenere senza discontinuità sempre vicine le popolazioni del[l]e provincie delle due metropoli italiane” del centro e del Sud: Roma e Napoli, l’antica capitale del Regno delle Due Sicilie (tanto per intenderci la grande Roma con i suoi richiami alla classicità ed alla Cattedra di San Pietro e la grande Napoli centro legato alla grecità e trampolino dell’Italia verso l’Africa).

Una sua intervista concessa a Sandro Giuliani, l’ottimo giornalista del Popolo d’Italia trucidato nell’aprile del 1945 con Mussolini e gli altri gerarchi, ci permette di ricostruire la prima dislocazione degli edifici statali in Frosinone all’indomani dello storico provvedimento del Duce: la Prefettura è stata alloggiata nella sede della sottoprefettura, cito:

“la Questura ha trovato conveniente sede, riordinata ed adattata allo scopo, nella antica pretura, che è passata al vecchio municipio, il quale si è trasferito nella nuova degnissima sede recentemente completata […]. Sono anche ormai a posto la Federazione Provinciale Fascista, i Sindacati, il Patronato Nazionale, la Federazione degli Enti Autarchici, la Milizia, la Cattedra Ambulante di Agricoltura, la Divisione dei RR.CC. e l’Amministrazione Provinciale […] Sono già innanzi le pratiche per la edificazione di case per impiegati e si prepara il progetto del Palazzo di Giustizia che renderà disponibili gli attuali locali destinati a sede del Tribunale e della Corte di Assise. La Giunta Provinciale Amministrativa è già in funzione; la commissione provinciale annonaria già attende al suo compito. Il Comitato forestale è già nominato, la Commissione del Tiro a Segno è costituita, quella per gli orfani di guerra lo sarà tra giorni, e così tra poco funzioneranno il Consiglio Provinciale Sanitario e tutte le altre Commissioni stabilite dalle varie leggi”.

All’interno dell’Amministrazione Provinciale un ruolo determinante aveva il Consiglio Provinciale per Economia; esso fu presieduto dal 1 dicembre 1927 al 30 giugno 1928 dal prefetto Bellini. Esso abbracciava due Sezioni: l’Agricola e Forestale, presieduta dal comm. Vincenzo Mazzenga, e l’Industriale-Commerciale guidata da Achille Colombo.

Va anche segnalato l’impegno umanitario della consorte del prefetto Bellini in favore della Colonia Marina Ciociara sorta per l’assistenza sanitaria dei fanciulli bisognosi di cure marine ed elioterapiche sull’incantevole spiaggia formiana di Serapo.

In data 13 gennaio 1927 l’Amministrazione della nuova Provincia viene affidata, con decreto del prefetto Ubaldo Bellini, al vice prefetto Alberto Fico che assume, così, la qualifica di “Commissario straordinario per l’impianto e il primo funzionamento dei servizi provinciali”, mantenuta per tutto il primo semestre dell’anno.

Il vice prefetto gettò le basi per l’organizzazione della macchina provinciale, fatto questo particolarmente complicato e difficile sia per il deficiente parco umano a disposizione sia per il mancato concorso statale nelle spese più urgenti d’impianto sia per la necessità e cito di contenere le spese nella misura consentita dal gettito effettivo delle entrate, e di non oberare i contribuenti, fin dalla prima costituzione della [Pro]vincia, con inasprimenti di aliquote; di non superare cioè nei riguardi della sovrimposta, i limiti raggiunti dalle due Provincie di Roma e di Caserta.

Il viceprefetto, inoltre, con due delibere rispettivamente del 24 febbraio e 4 maggio 1927 approva le tabelle organiche del personale degli impiegati e salariati, atto necessario per procedere all’inquadramento del personale proveniente da Roma e da Caserta, ed agli eventuali concorsi per i posti non coperti.

Con tale decisione egli brillantemente gestisce la non facile questione dei cantonieri, provenienti in gran parte dalla Provincia di Roma, che, ancora oggi, riaffiora nella memoria dei più anziani. Sempre nel campo delle comunicazioni, il vice prefetto adotta provvedimenti urgenti per la sistemazione di alcuni tratti stradali pur non disponendo la neonata Provincia, neppure, di un ingegnere capo.

Al Fico vanno ascritti alcune realizzazioni viarie a Frosinone quali la sistemazione del tratto urbano della Via Casilina mediante cilindratura bituminata e la costruzione di marciapiedi e parapetti.

Un analogo lavoro di sistemazione egli avvia sulla strada provinciale adiacente l’abitato di Fiuggi, col concorso di questo Comune in ragione della metà della spesa. Interessante è la motivazione fornita per tali intraprese: a Frosinone il “miglioramento di questo capoluogo centro propulsore dell’attività e dello sviluppo degli altri Comuni della Provincia” mentre, per il centro termale e cito,

Ho creduto opportuno e doveroso di disporre la sollecita esecuzione di tale lavoro in vista della grande importana (sic) di quella stazione idroterapica e climatica, magnifica gemma di cui si fregia la nuova Provincia.

In attesa, inoltre, della predisposizione del Piano Regolatore urbano, il N. affida all’Ufficio Tecnico Provinciale il còmpito di redigere un progetto di massima per la nuova sede provinciale nonché individua, nella necessità di incrementare il patrimonio edilizio urbano, uno dei problemi più urgenti da risolvere per la città. Partendo da quest’ultimo assunto non desta meraviglia la sua entusiastica adesione e cito

alla provvida iniziativa del Podestà del Comune per la costituzione di un ente autonomo per la costruzione di case popolari, concorrendo al primo finanziamento dell’Istituto con un contributo di L. 200.000. pari a quello deliberato dal Comune

e l’attenzione alla formazione professionale dei giovani contadini attraverso un’aumentata attività delle Cattedre Ambulanti di Agricoltura di Cassino, di Pontecorvo e di Sora alle quali ora si affianca la quella Provinciale di Frosinone.

Infine ad Alberto Fico va riconosciuto l’incoraggiamento dato a Guglielmo Quadrotta e Vittorio Valle per la predisposizione dello stemma.

Successivamente, dal 2 luglio 1927 al 6 settembre 1928, Alberto Fico fu designato presidente della Reale Commissione Straordinaria “per delega ministeriale, con Decreto Prefettizio del 1 luglio 1927 (V°)”. Detta Commissione comprendeva anche Paolo Ceci (vicepresidente), da Gaetano Antoniani, Salvatore Gatti, Nicolò Maraini, Adolfo Pacitto e il sen. Fulco Tosti di Val Minuta.

Uno dei primi provvedimenti intrapresi da detta Commissione fu quello di determinare la ripartizione delle attività e passività patrimoniali e finanziarie con l’ex Provincia di Terra di Lavoro che, come noto, furono spalmate sulle Provincie che beneficiarono della sua scomparsa: Benevento, Campobasso, Napoli e Roma oltre, naturalmente, a Frosinone. Tale atto fu alquanto facile e rapido con la Provincia di Napoli mentre si rivelò lungo e farraginoso per Roma e cito:

sono mancate l’azione, il lavoro preparato, le proposte definitive di una Commissione liquidatrice, e l’analisi e la risoluzione del complicato e grave argomento sono rimaste affidate alle trattative tra le Amministrazioni interessate (Roma, Frosinone, Viterbo, Rieti), con la difficoltà gravissima della mancanza nelle nuove Amministrazioni, che da Roma presero parte o tutto del loro territorio, della conoscenza di precisi elementi specifeci (sic) che le mettano in grado di agire, discutere, risolvere ex informata conscientia.

Tra il 14 giugno e il 20 luglio 1928 furono approvate le definitive piante organiche del personale e il relativo Regolamento. Sotto il mandato di Alberto Fico furono approvati anche i Bilanci relativi al 1927 e 1928; mentre il primo, ovviamente, risentiva delle difficoltà iniziali, il secondo e cito

per le diligenti indagini compiute, e per la minuziosa specificazione delle entrate e delle spese, costituisce una guida sicura allo svolgimento della vita finanziaria dell’Ente.

Particolare attenzione la Commissione Straordinaria pose alla manutenzione delle strade pur sempre seguendo il criterio della massima economia imposto dalla particolare e grave situazione economica della Nazione.

Altro spinoso problema era costituito dall’assistenza ai malati mentali ricoverati, per la parte “papalina” della Provincia, nel tristemente noto Ospedale di Santa Maria della Pietà in Roma e, per la parte “regnicola”, nel Reale Manicomio di Aversa.

Venne affrontato dalla Commissione anche il delicato problema dell’assistenza agli esposti per la quale le due Province “originarie” si comportavano in maniera del tutto diversa: a Caserta, infatti, si seguiva il sistema del collocamento a balie esterno e la spesa gravava per metà a carico della provincia e per metà dei comuni in ragione alla popolazione mentre a Roma gli esposti appena nati erano affidati al Befotrofio che provvedeva all’allattamento con balie interne, al collocamento baliatico esterno, alla cura ed alla educazione dei gettatelli sino all’età stabilita dalla Legge.

La Commissione Straordinaria manterrà in vigore per il 1927 entrambi i sistemi assistenziali mentre nel 1928 si sono iniziati gli studi per la compilazione di un idoneo regolamento provinciale.

Nel campo dei servizi igienico-sanitari va ascritto a merito della Commissione la creazione del Laboratorio d’Igiene e Profilassi, dotato di un opportuno Regolamento approvato il 19 gennaio 1928, e che, all’inizio, poté funzionare per la sola sezione chimica.

Attenzione fu anche posta al restauro dell’edificio destinato al Palazzo del Governo e al Consiglio dell’Economia Nazionale e al loro arredamento ma i lavori, per molteplici cause, proseguirono a rilento. Grandi difficoltà incontrò, poi, la Commissione nel reperire locali idonei per ospitare le Regie Caserme dei Carabinieri e, soprattutto, per pagarne i relativi affitti.

Nel campo dell’educazione scolastica i primi passi compiuti furono rivolti verso l’istruzione professionale e di tipo tecnico-industriale. Nel primo caso benefìci ebbero la Colonia Agricola di Alvito ed il R. Istituto Tecnico di Sora (il 28 giugno 1928 vi fu istituita la Sezione di Agrimensura); nel secondo e cito la “scuola d’arte e mestieri di Arpino, che quantunque sorta recentemente ad iniziativa dell’Associazione Nazionale di Cultura, diede subito prova di un promettente sviluppo”.

Fra i variî provvedimenti adottati segnalo l’approvazione dello Statuto provvisorio del Consorzio Provinciale Antitubercolare che iniziò a funzionare il 12 agosto 1927; il 28 aprile del 1928, con un altro Decreto prefettizio, venne, invece, sancito il suo Statuto definitivo. Fra le prime iniziative del Consorzio vanno annoverate le due Feste del Fiore (1927 e 1928) che ebbero il duplice scopo di raccogliere fondi e di propagandare le finalità della benemerita istituzione. Ricordo, inoltre, l’approvazione del progetto per la costruzione del dispensario antitubercolare di Frosinone alla quale aderì anche il Comune di Frosinone con la cessione gratuita del terreno su cui costruire l’immobile.

Alberto Fico era, in precedenza, stato nel 1924 viceprefetto a Vicenza dimostrando “moltissima” attitudine ai servizi e “moltissima” diligenza e zelo e “molta” attitudine a svolgere le funzioni del grado superiore.

Nel 1925 fu viceprefetto a Pisa; qui il prefetto Adolfo Cotta espresse il seguente giudizio:

Per l’ottima educazione, per la mitezza del carattere, per la buona volontà il Cav. Fico è benvoluto e stimato dai dipendenti e dal pubblico. È un’ottima Persona ed un zelante funzionario che adempie bene l’ufficio suo e con senso del dovere. Manca forse alquanto di iniziativa e di energia. Ma ciò è in rapporto al suo nativo temperamento, non alla sua buona volontà ed allo zelo che mette nell’adempimento del suo uff.o.

Nel 1928, al termine dell’esperienza di commissario straordinario per la Provincia di Frosinone fu “Encomiato”. Questi i giudizi di Ubaldo Bellini e di Giuseppe Spano, i due suoi superiori in Terra ciociara: per il primo

Naturalmente buono e mite, è scrupolosamente corretto nei rapporti coi superiori, inferiori e col pubblico, tanto da essere circondato da generale considerazione. È meritevole di essere assunto al grado di Prefetto o meglio ad altro ufficio del grado 4° di carattere amministrativo nel quale porterebbe il contributo di una ottima preparazione ed al quale si ritiene più adatto. Aderisce con sincerità al Regime

mentre per il secondo era

Funzionario dotato di molta coltura giuridica ed amministrativa, di sicura esperienza, probo, operoso, di grande distinzione di modi.

Dal 1932 al 1939 è, infine, viceprefetto a Benevento per poi essere messo a riposo dal 1 luglio 1940. Lo ritroviamo, come commissario prefettizio al Comune di Sora, dal dicembre del 1941 al giugno 1942 quando fu nominato podestà l’ing. Camillo Marsella.

Dal 6 settembre 1928 al 9 maggio 1929 le sorti della Provincia sono rette dalla Commissione Reale per l’Amministrazione straordinaria della Provincia di Frosinone sulla quale si possiede una ben documentata Relazione inviata in data 10 maggio 1929 da Vittorio Ravot, suo presidente, a Giuseppe Spano, prefetto della Provincia di Frosinone. In essa si evidenzia, da un lato, il particolare momento finanziario in cui l’Amministrazione versava e, dall’altro, il considerevole numero di provvedimenti (ben 611) deliberati dal 27 settembre 1928 al 18 aprile 1929.

Ventuno giorni dopo, all’Amministrazione straordinaria, subentrerà quella stabilita per Legge. Dalla Relazione del Ravot, che ebbe, fra i suoi principali collaboratori, Achille De Martino, emerge una particolare attenzione riservata alla manutenzione della rete stradale sia con interventi migliorativi nei tratti in peggiore stato di conservazione sia predisponendo il Regolamento organico per i cantonieri.

Nel campo dell’assistenza sanitaria, sotto la presidenza del Ravot, è stata portata a compimento la complessa operazione del mantenimento e trasferimento dei malati di mente ad Aversa.

Fra gli altri interventi, significativi appaiono il restauro del Palazzo di Governo colpito da un incendio, il pieno funzionamento dei Laboratori di Chimica e di Batteriologia e l’allargamento del “Campo di Fortuna di Aquino” destinato all’atterraggio di piccoli aerei.

Nel campo finanziario ed amministrativo il Ravot evidenzia l’assestamento definitivo del bilancio preventivo 1928 e la predisposizione di quello preventivo per l’anno seguente mentre non è stata ancora raggiunta la ripartizione patrimoniale e finanziaria con la Provincia di Roma, fatto questo che determina non poche inquietudini in ambiente provinciale.

Vittorio Ravot nacque a Cagliari nel 1865, fu vice prefetto a Avellino (1918-1919), Rovigo (1920), Catania (1922), Potenza (1923), Macerata (1923), Salerno (1925), Ferrara (1926) e presidente della Commissione per il disciolto Consiglio Provinciale di Rovigo (1921). Fu collocato a riposo nel 1928. Come si legge in una nota anonima e priva di data fu:

“Classificato ‘buono’ nei primi anni della carriera, venne poi sempre classificato ‘ottimo’.

Durante la sua lunga carriera, sia come segretario che come consigliere ha prestato sempre opera meritevole, senza dar luogo a rimarchi.

Non ha mai esercitato le funzioni di Sotto Prefetto. Come Vice Prefetto ha dato prova di essere funzionario capace, ed abbastanza attivo. Data la sua età, e il suo carattere è ritenuto non adatto alla carica di Prefetto.

Alberto Fico e Vittorio Ravot furono coadiuvati nel loro delicato e non facile incarico da Achille De Martino già in servizio presso l’Amministrazione Provinciale di Caserta. Dagli storici di Frosinone si è sempre parlato di una considerevole diaspora di casertani verso Frosinone soprattutto perché tutti impiegati “fascistissimi”. Oggi sono lieto di offrire l’elenco effettivo del personale già in servizio presso la disciolta amministrazione di Caserta arrivato a Frosinone: 14 persone in tutto, oltre il De Martino. Ecco i loro nominativi: Giuseppe Aversano, Giuseppe Balboni, il geom. Mario Canale Parola, Oreste Ciaramella, il dott. Gerolamo Correra, Salvatore Cuomo, l’ing. Luigi Cutajar, Enrico Di Fratta, Claudio Galeno, Giovanni Maiello, Vincenzo Monaco (lo ritroveremo nel 1929 come segretario della Provincia di Frosinone), il geom. Giuseppe Silvino e Domenico Tammaro. Ad essi va aggiunto anche l’usciere Eugenio Aprile, assunto dalla Commissione straordinaria della Provincia di Frosinone con delibera in data 1 dicembre 1927.

Il De Martino, in precedenza, era stato prefetto a disposizione a Pisa (aprile 1920-giugno 1921) e, quindi, a Brescia (dal febbraio al dicembre 1922). Fu, successivamente, collocato a riposo, con delibera del Rettorato della Provincia di Frosinone del 16 settembre 1930 e, al suo posto, opererà il cav. Vincenzo Monaco.

Nel telegramma s.i.n. del 15 settembre 1930, spedito alle ore 13.20 al prefetto di Frosinone Furio Petroni e recante la firma di Mussolini, si legge: “Inviti Segretario Generale della Provincia Comm. De Martino a rassegnare immediatamente sue dimissioni dalla carica”.

In favore del De Martino che, probabilmente, aveva sventato manovre affaristiche che gravitavano intorno all’Amministrazione della Capitale si era mosso il prefetto di Frosinone Furio Petroni, forse proprio per ciò, sùbito dopo, collocato a disposizione da parte del Ministero dell’Interno.

La rimozione dall’incarico del De Martino era stata più volte richiesta e sollecitata dal marchese Berardi, all’epoca anche segretario federale del PNF di Frosinone, a dimostrazione di quanto i rapporti fra prefetti interni all’Amministrazione ministeriale (di “carriera”) e gerarchie fasciste fossero delicati e, in gran parte, dominati da quest’ultime.

Con la Liberazione il De Martino fu scelto come membro della Commissione di Epurazione del Ministero del Tesoro e, a partire dall’ottobre del 1944, richiamato in servizio ed incaricato di funzioni ispettive.

Il tempo concessomi, pur essendo stato particolarmente attento a non divagare, non mi permette di parlare di Nicolò Maraini, legionario fiumano, uomo di sport strettamente legato alla gloriosa Società Sportiva Lazio (presidente nel 1926) della quale evitò, con il generale della Cavalleria della MVSN Ettore Varini, la scomparsa, già decisa da Mussolini in favore dell’AS Roma, grazie all’erezione della stessa in Ente Morale.

Ringrazio per il benevolo ascolto!

Nato a Roma nel 1952 si è laureato con il massimo dei voti in epigrafia ed antichità latine presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza frequentando poi la scuola di perfezionamento di Archeologici classici presso l’Università di Pisa. Eugenio Maria Beranger è stato un grande studioso, rigoroso e appassionato che ha indagato e studiato con passione per 40 anni l’intero patrimonio storico-artistico demoantropologico con minuziose ricerche archivistiche. E’ stato folgorato dalla bellezza e dalla ricchezza del patrimonio storico dell’Alta Terra di Lavoro, che corrisponde a parte dell’attuale territorio del Lazio Meridionale, parte della Campania e dell’Abruzzo quando giovanissimo ha discusso la tesi di laurea sul patrimonio epigrafico dell’antica Arpinum. Studioso rigoroso poliedrico, iniziò ad occuparsi di quest’area del Lazio Meridionale nel 1974. Ha operato in numerose ricerche di superficie rivolte all’individuazione di epigrafi latine, monasteri benedettini, sorti nell’area di precedenti insediamenti o luoghi di culto italico-romani e di architetture di tipo agro-pastorale. Poi la sua indagine storico-archivistica si allarga ad altri settori:’ problematiche connesse con gli eventi naturali quali il terremoto di Sora del 1915 e l’innondazione del Liri del 1925, studio dei catasti e dei cabrei, l’approfondimento delle tradizioni popolari e trasformazioni del patrimonio edilizio tramandato dall’antichità, lo studio delle tecniche edilizie per aiutare e tutelare i centri storici, a storia del fascismo e della provincia di Frosinone. Ha dedicato grande attenzione allo studio dello sfollamento e al dramma della popolazione civile del cassinate. Ha partecipato a numerosi convegni, in cui ha trattato con rigore e inedite ricerche archivistiche temi sconosciuti ma di grande interesse. E ‘ stato protagonista nella creazione di alcuni musei e biblioteche civiche quali Arce Atina, Civitella Roveto, Cupra Marittima, Sora. Ha collaborato con i più importanti istituti scientifici, quali Accademia dei Lincei, Archivio di stato di Grosseto, Roma, Frosinone e altre istituzioni. È morto a Roma il 9 gennaio 2015.

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