Scaffale
La storia dell’Ospedale Umberto I di Frosinone. La storia sanitaria della città tra le due guerre
Con il suo primo volume sulla storia dell’ospedale di Frosinone, vincitore del Premio FiuggiStoria Lazio Meridionale 2018, Gerardo Di Giammarino aveva tracciato, con una rigorosa documentazione, il percorso professionale del dott. Arnaldo Angelini presso l’ospedale Umberto I. Nel secondo volume, l’autore tratta la storia sanitaria della città tra le due guerre attingendo a numerose fonti di archivio inedite. Proponiamo sulla pagina de Il Cronista l’introduzione al secondo volume.
Questo secondo volume, La storia dell’Ospedale Umberto I di Frosinone. La storia sanitaria della città tra le due guerre (Frosinone 2019) nell’affrontare la storia sanitaria e assistenziale negli anni tra il 1910 e il 1946 nella città di Frosinone, ci offre l’opportunità di conoscere un altro pezzo di quel mosaico costituito dall’intreccio di politica, sanità e Ospedale civico di Frosinone.
Nel primo volume abbiamo visto le vicende imperniate sulla figura del Dott. Arnaldo Angelini, Storia dell’Ospedale Umberto I di Frosinone ( Ceccano, Birdland 2017, vol.1), primo medico dell’Ospedale civico di Frosinone.
Si consideri, comunque, che ancora nel 1909 l’Associazione Medica presieduta dal Dott. Arnaldo Angelini
continuò la sua attività di informazione a Frosinone e nel circondario.
Con un articolo apparso il 20 Giugno 1909 su la Nuova Gazzetta Latina, organo di informazione dell’Associazione, il Dott. Arnaldo Angelini così informava i propri iscritti: “Si ritiene che presto la Camera discuterà il progetto di legge sulla Cassa Pensioni dei Sanitari Condotti. La nostra Sezione già si è occupata per interessare i Deputati regionali, perché al momento opportuno si mostrino veri amici della nostra classe col sostenere e
votare il contributo Governativo. Pubblicherò le risposte che daranno.”
Presso l’aula consiliare del Comune di Ceprano si svolse, nell’ottobre
del 1909, il congresso annuale dell’Associazione Sanitaria Regionale
dei medici Condotti.
Una intera pagina della Nuova Gazzetta Latina, organo ufficiale dell’Associazione, riportò sul numero 949 tutti gli interventi.
Così la cronaca:
“Il Dottor Arnaldo Angelini, Presidente dell’Associazione, nel prendere la parola, volle ricordare l’apertura del suo Gabinetto di consultazioni (Casa della Salute) nove anni or sono, che fu motivo per gettare le basi per la costituzione di un’Associazione medica regionale. Due mesi dopo, a Ferentino, si costituì l’Associazione, della quale fui pregato di assumerne la Presidenza. Accettai questo onore insieme alla responsabilità, senza lasciare nulla di intentato per il benessere dell’associazione e pel conseguimento dei suoi scopi. Alcuni anni fa aprimmo il dialogo con il gruppo parlamentare del Fascio medico, ma oggi deploriamo la loro opera come insufficiente, motivo per cui oggi rivolgiamo un grazie agli onorevoli regionali Camillo Mancini di Ceccano e Carboni Vincenzo di Frosinone per la loro vicinanza alle nostre problematiche. Io non pretendo che gli onorevoli siano i condottieri di coloro che combatteranno la nostra battaglia, questo lo abbiamo già nel nostro Presidente nazionale dottor Brunelli, ma che si uniscano ai nostri amici per risvegliare i dormienti, perché al momento opportuno si mostrino veri amici della nostra classe col sostenere e votare il contributo governativo.”
Il congresso affrontò le tematiche sanitarie con varie esposizioni di monografie di casi chirurgici e medici.
L’Onorevole Mancini ai congressisti disse: “Nel portare il mio saluto,
sposo la vostra causa per il riconoscimento della vostra professione. Accenno all’analogia che oggi c’è tra voi congressisti ed io, che sono medico delle piante. Vi esorto a portare nel vostro ordine del giorno il
problema della malaria, importantissima perché proprio nella regione è la più grande palude d’Italia.”
I tentativi di apportare alla struttura ospedaliera modifiche strutturali,
capaci di ridare funzionalità, si attirarono aspre critiche. Le relazioni
dei tecnici sulla struttura, avevano già posto in evidenza errori, approssimazione nelle scelte, ma il senso era quello di giustificare
l’operato, improntato al “importante è fare”.
Vicende che hanno evidenziato, negli anni a seguire, la criticità di un’assistenza sanitaria carente nonostante l’abnegazione del personale che vi prestava servizio.
Ma al tempo stesso lo scorrere degli anni, la volontà di dare corpo e anima ad una Città diventata Capoluogo di Provincia segnarono in parte quei mutamenti capaci di ridare slancio. Nonostante la ricerca di validi architetti per contemplare una città con prospettive di sviluppo nel brevissimo tempo, la politica
locale non ebbe il coraggio di perseguire quegli obiettivi proposti nel piano regolatore del 1927, elaborato dall’architetto Enrico Del Debbio, ricreandosi a proposito quello stato di conservatorismo dove tutto resta immutato.
L’Ospedale vide in questo periodo l’avvicendarsi di alte professionalità che, tuttavia, in quel contesto
politico e sociale, non si tradusse in miglioramento dell’offerta sanitaria, restando relegati alla semplice
routine ospedaliera, tanto da far declassare la struttura nel 1937 ad Ospedale civile di seconda categoria.
Nel periodo del ventennio fascista venne modificata la legge riguardante l’ingresso alle scuole per
infermieri generici, creando l’opportunità per gli uomini di parteciparvi in quanto fino ad allora potevano svolgere solo corsi per infermieri manicomiali, ma al tempo stesso si instaurarono forme di esclusione e chiusura verso ebrei, oppositori politici ecc.
Non essere iscritti al P.N.F, fu per molti motivo di estromissione dai concorsi, dalla frequenza alle scuole
convitto per infermieri ed ostetriche ecc.
Così come negli anni quaranta, gli infermieri dell’Ospedale Umberto I tentarono invano di far rispettare
all’amministrazione le leggi che tutelavano il lavoro in turni di otto ore.
Ed infine la guerra, con il bombardamento della città nel settembre del 1943 esattamente l’11 e il 12. Non fu risparmiato nemmeno l’Ospedale seminando morte anche tra i ricoverati, come dai racconti di chi quella notte l’ha vissuta.
Nelle ore successive al bombardamento, in quei momenti concitati, qualcuno tra le macerie trovò la forza ed il coraggio a recuperare in parte la strumentazione e le suppellettili per riattrezzare a Fiuggi, presso l’hotel Casa del Maestro, l’Ospedale di Frosinone.
Infine la Liberazione, il 25 Aprile, dove anche Frosinone riassaporò i valori della democrazia e di libertà. Un unico filo conduttore lega il primo e il secondo volume: il contrasto delle forze conservatrici alla libera
iniziativa che portasse cambiamento e rinnovamento nella Città.
Anche in questo volume, le vicende sanitarie si sovrappongono e sono parte integrante della storia della
Città.
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