Storia
Cefalonia, l’eroismo dimenticato di Antonio Bianchi: il finanziere di Piedimonte S. Germano caduto con la Divisione Acqui

Arruolato nel I Battaglione mobilitato della Regia Guardia di Finanza, Antonio Bianchi, nato a Piedimonte San Germano nel 1921, prese parte, con coraggio e dignità, alla tragica e valorosa resistenza contro le truppe tedesche sull’isola di Cefalonia.
Nel settembre del 1943, sulle isole greche di Cefalonia e Corfù, l’esercito tedesco – la Wehrmacht – si rese responsabile di uno dei crimini più efferati della Seconda guerra mondiale: il massacro della Divisione Acqui. In spregio alle convenzioni internazionali che tutelano i prigionieri di guerra, migliaia di soldati italiani furono barbaramente uccisi dopo l’armistizio dell’8 settembre, colpevoli soltanto di aver scelto di resistere anziché arrendersi senza condizioni.
Accanto ai militari della Divisione Acqui operavano anche altri reparti delle Forze Armate italiane, tra cui il I Battaglione mobilitato della Regia Guardia di Finanza. In quel contesto, mentre i Carabinieri erano impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico con funzioni di polizia militare, la Guardia di Finanza svolgeva compiti di polizia economica e contribuiva alla difesa costiera.
Anche il comandante del I Battaglione, il capitano Francesco Cultrona, ufficiale della Guardia di Finanza, decise di non piegarsi alla resa e di combattere fino all’ultimo. In quel tragico episodio, il I Battaglione registrò 57 tra caduti e dispersi, tra cui due militari originari dell’attuale Regione Lazio: Salvatore Giovannone, di Isola Liri, e Antonio Bianchi, di Piedimonte San Germano.
Il finanziere Salvatore Giovannone cadde in battaglia il 19 settembre 1943 sull’isola di Cefalonia. La sua figura è oggi ricordata con onore: a lui è intitolata la caserma della Guardia di Finanza di Sora. Diversa è la sorte della memoria di Antonio Bianchi, la cui storia è rimasta nell’oblio. Eppure anche lui scelse la via più difficile: non la resa, ma la dignità della resistenza.
Nato a Piedimonte San Germano il 19 dicembre 1921, dall’estratto dell’atto di nascita risulta essere figlio di Saverio Bianchi e Antonia Caporicci. Antonio era anch’egli arruolato con il I Battaglione a Cefalonia e Corfù. I combattimenti si conclusero il 22 settembre con la resa delle truppe italiane. Secondo i dati dell’Archivio del Ministero della Difesa, Antonio Bianchi fu dichiarato disperso il 3 ottobre 1943 nell’isola di Cefalonia, dopo la sua cattura.
Le circostanze esatte della sua morte non potranno mai essere chiarite, a causa della brutalità con cui i tedeschi si accanirono sui militari italiani nonostante la resa già avvenuta. Il nome di Antonio Bianchi è inciso sulla lapide di Piedimonte San Germano, accanto a quello di tutti i caduti e dispersi del paese, ma la sua vicenda personale è ormai dimenticata. La sua storia, così come il suo sacrificio, merita di essere riscoperta e onorata. La sua vicenda merita di uscire dall’oblio.
L’eroica resistenza della Guardia di Finanza a Cefalonia e Corfù valse alla sua Bandiera di Guerra la Medaglia d’Oro al Valor Militare, conferita il 28 luglio 1950 con la seguente motivazione:
“Temprato in numerosi aspri combattimenti, tenace nelle lotte più cruente, temerario negli ardimenti, pervaso da indomito spirito guerriero, teneva fede alle leggi dell’onore militare e, a fianco dei reparti della Divisione ‘Acqui’, nella tragica ed eroica resistenza di Cefalonia e di Corfù, dava largo, generoso contributo di sangue, battendosi in condizioni disperate ed immolandosi in glorioso olocausto alla Patria. Cefalonia – Corfù, 9 – 25 settembre 1943.”

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