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Incontro con l'Autore

Piedimonte S.G, sabato 25 luglio verrà presentato “All’Alba’ il romanzo storico di don Antonio Martini

Redazione

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Sabato 25 luglio 2020 verrà presentato a Piedimonte San Germano il romanzo storico di don Antonio Martini, All’Alba. Un semplice romanzo storico. Parteciperanno il prof. Gaetano De Angelis-Curtis, presidente del Centro Documentazione e Studi Cassinati ed il prof. Tommaso Di Brango. La presentazione avverrà presso la Chiesa parrocchiale di Piazza Municipio alle ore 19.30.

Per l’evento verranno predisposte tutte le procedure necessarie per la prevenzione del Covid 19 come il distanziamento e la disinfettazione delle mani prima dell’ingresso, tutto sarà coordinato dai volontari, COC e Croce Rossa

In questo romanzo All’Alba, edito da Universitas Pedismontis Vetera et Nova, l’autore, Antonio Martini, ha raccolto nell’ambito di 12 anni varie testimonianze orali di persone ultrasettantenne sulla violenza subita dai loro nonni nella terra in cui sono vissute.

E’ un paese di alta montagna alla fine del 1800, che l’autore non ha voluto citare per rispetto degli abitanti di oggi. Alla stessa maniera non vengono citati nemmeno i nomi delle persone di quel tempo ormai trascorso.
L’autore allora ha inventato nomi sia dei paesi circonvicini che delle persone delle varie storie narrate. Ma certamente i fatti risultano a verità storica, comunque elaborati soprattutto con la fantasia delle persone che li hanno narrati aggiungendo quanto avesse potuto colorire la trasmissione orale da persona a persona.

Per questo l’autore narra gli avvenimenti servendosi del genere letterario del “romanzo storico”.
Al centro dei diversi racconti contenuti in 500 pagine è la vita di un giovane sacerdote che viene ucciso all’età di 31 anni nel 1903.
Andando adesso in ordine nello scorrere delle pagine del testo troviamo ben 9 parti, disseminate in ordine cronologico.

La I parte, che consta di tre capitoli, narra la vita di due famiglie. La prima famiglia corrisponde ai genitori di don Luciano (nome convenzionale per non portare alla luce il vero nome del sacerdote che l’autore pone come protagonista del racconto) genitori anziani che non si aspettavano più nulla dalla vita e comunque avevano sempre desiderato un figlio. E la seconda famiglia è costituita dai famosi compari con cui tutti i giorni si lavorava la terra insieme nella fatica dei campi da arare con le bestie.
Epilogo benevolo delle due famiglie è la grande fede della cultura contadina, dove alla preghiera intensa Dio risponde mediante l’intercessione e la protezione tanta venerata: Santa Lucia. In effetti alla prima famiglia nasce un bambino e alla seconda famiglia avviene la guarigione della figlia gravemente malata.

La II parte del romanzo storico narra la violenza inaudita dell’omicidio di una maestrina in pensione, fatta da una persona travestita con la talare sacerdotale. Le conseguenze ricadono sul mite parroco del paesino dopo le varie testimonianze raccolte dagli inquirenti, che sfociano nell’arresto e nel carcere. Un sacerdote che comunque sapeva il nome dell’omicida dopo la confessione della moglie del malvivente e non si difende affatto per rimanere fedele al segreto confessionale. E le famiglie della parrocchia rimangono sbalordite dal fatto che conoscono bene il sacerdote per la sua umiltà e semplicità, come persona incapace a commettere un qualsiasi gesto violento.

La III parte del racconto narra de pentimento dell’omicida, che si impicca dopo aver scritto una lettera di scuse. Una lettera che gli inquirenti prenderanno in esame per liberare dal carcere il sacerdote. E nei vari capitoli possiamo considerare la descrizione sentimentale delle sofferenze del sacerdote in carcere che ripone sempre la sua fiducia in Dio nonostante la spossatezza del suo gracile corpo ormai in frantumi psicologico. Una fede grande che il sacerdote manifesta soprattutto nella lettera dal carcere per il battesimo del bambino Luciano che non ha potuto battezzare e che successivamente nelle altri parti del romanzo sarà il protagonista dei vari eventi.
Nella IV parte narra la vita del protagonista dalla prima educazione contadina all’entrata in seminari, dagli studi portati avanti fino alla ordinazione sacerdotale alle sofferenze subite. Due compagni, infatti, perderanno la vita per malattia e per incidente stradale; due altri compagni ancora dovranno lasciare gli studi per lutti familiari. E importante notare già al’inizio della sua azione pastorale l’accostamento con una famiglia rom che farà alloggiare nella sua terra fino al battesimo di uno dei figli rom. Così anche il recupero della dignità di un uomo che era uscito dal carcere dopo venti anni per avere ammazzato la moglie e che era anche stato abbandonato dai suoi figli.

Nella V parte l’ormai don Luciano vive in stretta collaborazione col Vescovo della diocesi, ma eventi dolorosi segnano la vita di un parroco e lui soccorre il malcapitato fino a rischiare di persona. Nel frattempo entra in contatto con una famiglia, la cui bambina da violenza subita si convince poi ad entrare in convento per consacrarsi suora. E don Luciano la assisterà fino alla consacrazione nel convento dove viene chiamato anche ad essere padre spirituale delle converse.

Nella VI parte don Luciano viene nominato viceparroco in un paese di montagna. Non riuscirà mai ad avere un dialogo col parroco perché ostacolato continuamente dalla perpetua. Si dedica comunque all’educazione dei bambini e viene bene accolto da alcune famiglie, ma non tutte a causa di un diffuso anticlericalismo dell’epoca che il parroco ha sempre sofferto rinchiudendosi in se stesso.

Nella VII parte è evidente l’accoglienza delle famiglie del piccolo centro di montagna, misurate dalla sofferenza della morte di una bambina e dal sostegno morale del sacerdote; ma anche lo scontro dei malviventi delle alture che sparano a un crocifisso tanto venerato dalla gente e posto nel bosco. Malviventi dediti al furti e sequestri di persona, a cui don Luciano cerca sempre un approccio per consolare le famiglie offese. Malviventi che possiamo definire ultimo retaggio di un antico brigantaggio ancora situato nell’alta montagna, di cui personaggi del paese collaborano per propri interessi.

Nella VIII parte viene descritta la relazione culturale con una persona agnostica, che manifesta il senso del dialogo ambo le parti. La solidarietà in parrocchia di una giovane nobile donna che aiuta anche economicamente l’attività pastorale, che vede il recupero di un giovane sbandato e l’accoglienza in canonica di una povera anziana che viveva in una casa semidistrutta. Ma sarà proprio l’amicizia con la nobile donna a far scattare dal padre una calunnia sul sacerdote, che dovrà riferire al Vescovo con grande sofferenza della sua innocenza.

Nella IX parte la cattiveria dei personaggi di piazza arriverà all’inverosimile sia donando al sacerdote una bottiglia di vino avvelenato che coinvolgere un delinquente di altura a penetrare di notte nella canonica: evento che il vecchio Eustachio notato coi propri occhi. E rimane il dilemma del funerale: ben descritto nei registri della parrocchia, ma mai avvenuto.

Conclude il romanzo storico con un epilogo: i genitori di Luciano, distesi ormai nel letto da vecchi trasandati rimangono a piangere il loro figlio; quello stesso figlio che proprio in quel letto avevano tanto desiderato.

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