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Storia

I LEGIONARI DELLA “23 MARZO” NELLA MEDIA VALLE DEL LIRI PRIMA DI PARTIRE PER L’ETIOPIA

Eugenio Maria Beranger

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Nella primavera di settanta anni fa Arpino, Isola del Liri e Sora vissero una delle più importanti pagine della loro storia più recente. Le zone di Capitino, Carnello, San Giorgio e della Selva ospitarono, infatti, centinaia di Camicie Nere della Divisione “23 Marzo” impegnate nell’addestramento militare prima di raggiungere il porto di Napoli e, quindi, salpare per la grande impresa coloniale in Africa Orientale che coinvolse e galvanizzò l’intera Nazione nonché riavvicinò al Regime un gran numero di antifascisti.

Divisione “L’Implacabile”

La Divisione, detta anche “L’Implacabile”, deriva il nome dalla data più significativa nella storia del Fascismo delle origini, quel 23 marzo 1919 giorno in cui a Milano, nel Palazzo degli Esercenti sito in Piazza San Sepolcro – donde l’appellativo di sansepolcristi dato ai fascisti della prima ora – venne costituito il primo Fascio di Combattimento.
L’8 maggio 1935 il Duce ordinò la mobilitazione della Divisione “Sabaudia” e delle prime due Divisioni della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale: la “23 Marzo” e la “28 Ottobre”.
I volontari della “23 Marzo” furono inviati in addestramento nei tre centri della Media Valle del Liri supra citati ed i cui rilievi collinari e montuosi, a detta degli esperti militari, presentavano numerose affinità con gli altopiani etiopici.
Per oltre un mese rimasero sui Monti Ernici realizzando, tra l’altro, il sentiero che dalla Cattedrale di Sora conduce al suggestivo Castello medioevale (noto anche come Rocca Sorella) per poi, a metà del mese di giugno, essere passati in rivista dal Sovrano sul Viale che dalla città conduce alla Badia di San Domenico. In tale occasione Vittorio Emanuele III, che già era venuto in visita a Sora nei giorni immediatamente successivi al terremoto della Marsica, era accompagnato dai generali Federico Baistrocchi (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito e sottosegretario al Ministero della Guerra) ed Attilio Teruzzi (già Governatore della Cirenaica, Capo di Stato Maggiore della Milizia e, successivamente, comandante della V Divisione CC.NN. “I° Febbraio” in Etiopia e dal 1939 al 1943 ministro dell’Africa Italiana).
Nei primi mesi di vita la Divisione fu comandata da Ettore Bastico (1876-1972) che, nel luglio del 1940, sarà nominato governatore generale della Libia e comandante superiore delle nostre Forze Armate impegnate in Africa Settentrionale.
Da Sora una parte dei legionari si trasferì a Formia, un’altra a Pettoranello ed a Castelpetroso, centri entrambi appartenenti alla provincia di Isernia. Qui, in particolare era accampata la 192ª che il 17 agosto ricevette la visita del Duce che, nella stessa giornata, incontrò anche i volontari e i comandanti della 202ª. Le CC.NN. alla fine di luglio raggiunsero Napoli.

Da Napoli verso il Corno d’Africa

I giornali dell’epoca testimoniano la loro partenza dal porto partenopeo verso il Corno d’Africa tra il 18 ed il 23 agosto documentando, altresì, i nomi delle nave dagli stessi utilizzate: “Atlante”, “Cesare Battisti”, “Cesario Console” (sulla quale vennero imbarcati i muli), “Italia”, “Leonardo da Vinci”, “Quirinale” e “Saturnia” (con al seguito il gen. Bastico, Costanzo Ciano, Bruno e Vittorio Mussolini). Quest’ultima, nel breve scalo a Porto Said, fu oggetto dell’entusiasmo della numerosa colonia italiana in Egitto e venne sorvolata da un aeroplano noleggiato dalla direzione de Il Giornale d’Oriente edito ad Alessandria d’Egitto.
Il gen. Bastico rimase con la “23 Marzo” fino al 20 novembre allorché Pietro Badoglio, subentrato ad Emilio De Bono nel ruolo di comandante in Capo dell’Armata italiana, gli affidò il III Corpo d’Armata speciale, di nuova costituzione, che ben si comportò nella battaglia dell’Endertà e nella seconda battaglia del Tembien. Il giorno successivo, a Feres Mai, gli subentrò Filiberto Ludovico di Savoia, duca di Genova, e dal 1934 generale di Brigata. Ai suoi diretti ordini erano il gen. Alberto Galamini (vice comandante), il tenente colonnello Gastone Gambara (capo di Stato Maggiore e futuro ambasciatore a Madrid), il tenente colonnello Del Giudice (sottocapo di Stato Maggiore) ed il dott. Rossetti (responsabile dei servizi sanitari).
La Divisione era costituita da tre legioni: la 135ª “Indomita”, la 192ª “Francesco Ferrucci” (reclutata in Toscana) e la 202ª “Cacciatori del Tevere” (reclutata in Umbria). La prima sarà protagonista della presa dell’Amba Aradam, la seconda della battaglia dell’Amba Tzellerè e la terza degli scontri del Calaminò.
A Filiberto di Savoia, rientrato in Patria, si deve un volume di memorie nel quale, in dettaglio, sono descritte le operazioni militari condotte dalla “23 Marzo”.
A Sora il Comando della Divisione era ubicato sul lato sinistro del Lungoliri a non molta distanza dal Ponte di Napoli. I legionari nel loro breve periodo di permanenza, di certo, non contribuirono al miglioramento dell’economia locale preferendo, infatti, inviare, con vaglia postali, alle famiglie di appartenenza le diarie giornaliere; provenienti nella maggioranza dei casi dall’Italia mediana lasciarono, tuttavia, un ricordo, ancora oggi indelebile, tra gli anziani.
Al termine del conflitto italo-etiopico la “23 Marzo” venne ricostituita in Patria e, nel settembre del 1938, con la “28 Ottobre” diede vita al XXIII Corpo d’Armata ben presto trasferito in Libia o posto agli ordini del gen. Umberto Somma. Durante la seconda guerra mondiale i legionari si resero protagonisti di innumerevoli pagine di eroismo combattendo contro le truppe anglo-americane spesso superiori per numero e mezzi bellici.
Concludo questa breve nota ricordando come l’Amministrazione Comunale di Sora all’epoca guidata dall’avv. Vincenzo Annonj – membro di una delle più importanti famiglie locali – abbia donato ai partecipanti all’addestramento una piccola moneta bronzea. Sul recto è riprodotto un legionario gradiente verso destra nell’atto di liberare dalle catene della schiavitù una giovane donna etiope dai seni procaci, nuda ed accovacciata al suolo. Sul verso della stessa si legge con lettere a rilievo la seguente leggenda: “Sora / alle CC. NN. / della “23 Marzo” / luglio XIII E.(ra) F.(ascista)”. Essa sovrasta la classica Lupa con i due gemelli, simbolo dell’Urbe, posta sopra un fascio littorio disposto orizzontalmente e con la scure rivolta verso il basso. Sullo sfondo completano l’immagine alcune bandiere con le aste leggermente inclinate e mosse dal vento.

Il Cronista n. 8-11/2005

Nato a Roma nel 1952 si è laureato con il massimo dei voti in epigrafia ed antichità latine presso l’Università degli studi di Roma La Sapienza frequentando poi la scuola di perfezionamento di Archeologici classici presso l’Università di Pisa. Eugenio Maria Beranger è stato un grande studioso, rigoroso e appassionato che ha indagato e studiato con passione per 40 anni l’intero patrimonio storico-artistico demoantropologico con minuziose ricerche archivistiche. E’ stato folgorato dalla bellezza e dalla ricchezza del patrimonio storico dell’Alta Terra di Lavoro, che corrisponde a parte dell’attuale territorio del Lazio Meridionale, parte della Campania e dell’Abruzzo quando giovanissimo ha discusso la tesi di laurea sul patrimonio epigrafico dell’antica Arpinum. Studioso rigoroso poliedrico, iniziò ad occuparsi di quest’area del Lazio Meridionale nel 1974. Ha operato in numerose ricerche di superficie rivolte all’individuazione di epigrafi latine, monasteri benedettini, sorti nell’area di precedenti insediamenti o luoghi di culto italico-romani e di architetture di tipo agro-pastorale. Poi la sua indagine storico-archivistica si allarga ad altri settori:’ problematiche connesse con gli eventi naturali quali il terremoto di Sora del 1915 e l’innondazione del Liri del 1925, studio dei catasti e dei cabrei, l’approfondimento delle tradizioni popolari e trasformazioni del patrimonio edilizio tramandato dall’antichità, lo studio delle tecniche edilizie per aiutare e tutelare i centri storici, a storia del fascismo e della provincia di Frosinone. Ha dedicato grande attenzione allo studio dello sfollamento e al dramma della popolazione civile del cassinate. Ha partecipato a numerosi convegni, in cui ha trattato con rigore e inedite ricerche archivistiche temi sconosciuti ma di grande interesse. E ‘ stato protagonista nella creazione di alcuni musei e biblioteche civiche quali Arce Atina, Civitella Roveto, Cupra Marittima, Sora. Ha collaborato con i più importanti istituti scientifici, quali Accademia dei Lincei, Archivio di stato di Grosseto, Roma, Frosinone e altre istituzioni. È morto a Roma il 9 gennaio 2015.

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