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FiuggiStoria. È un premio dedicato alla Storia a tenere alta l’immagine di Fiuggi
Una volta era l’acqua miracolosa di Bonifacio VIII, la sua bottiglia e la sua storica etichetta, ad essere al centro dell’attenzione mediatica del Paese con le paginate sui giornali, gli spot pubblicitari in tv, i seducenti messaggi radiofonici, gli slogan inventati da esperti copywriter. Da anni ormai non è più così. Colpa del mercato, degli utenti, delle nuove proposte medicali, dell’ingerenza della politica locale nella gestione della “fabbrica dell’acqua”. Sono interrogativi che cittadini della città termale e ospiti curanti si pongono da qualche anno a questa parte.
Ma allo stato delle cose dobbiamo registrare che, nell’immaginario del pubblico e nella presenza mediatica nazionale e non solo, oggi il nome di Fiuggi è legato ad una manifestazione culturale chiamata Premio FiuggiStoria che, giunta quest’anno alla sua quattordicesima edizione, ha conquistato consensi e legittimazione mediatica, riunendo intorno al nome della città i grandi nomi della pubblicistica storiografica e del giornalismo italiano ed europeo.
Artefice di questa impresa culturale è Pino Pelloni che da oltre mezzo secolo ha legato il suo impegno in nome e a favore di Fiuggi. Dagli incontri culturali del Cafè du Parc della Bonifacio VIII, ad “Europa alle Fonti- Premio Fiuggi per lo Spettacolo”, agli appuntamenti letterari e non solo estivi, prima a “Libri al Borgo” e attualmente in un albergo cittadino, alla Giornata Europea della Cultura Ebraica con il Premio Internazionale Menorah di Anticoli, al recupero del centro storico, alla curatela del Ghetto ebraico di Anticoli, alla collaborazione con alcune Associazioni locali culturali e del tempo libero.
E’ grazie alla Fondazione Levi Pelloni, l’organismo che promuove tutte queste manifestazioni, e ai suoi progetti europei che il nome di Fiuggi resiste al logorìo del tempo e alla assente gestione dell’immagine di quella che fu una delle città termali più conosciuta ed apprezzata per anni da un vastissimo pubblico.
Negli anni le amministrazioni si sono alternate l’una all’altra senza che Pino Pelloni sia riuscito ad avere “una casa” per insediare i 5mila libri della Biblioteca della Shoah-Il Novecento e le sue Storie, frutto di lasciti e preziose donazioni e per dare il via nella città dell’acqua ai corsi dell’Università Popolare del Novecento unitamente al varo di uno spazio stabile dedicato al “Museo del Novecento” ricco di fondi archivistici che raccontano la storia della città e i suoi rapporti con il mondo.
Ormai il tempo è scaduto e il prezioso lascito archivistico e librario sta prendendo la via di Arce andando ad impreziosire ulteriormente il Centro Studi Bernardo Nardone.
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